il luogo che brucia pioggia
in un falò scolpito nel gesso.
Accaduta
furiosa
la frana di folgori
di semi azzurri
e il vulcano urla lava e sangue dalla bocca oscena.
Volevo solo un acquerello di conchiglie
da appendermi agli occhi
e macchiarmi il respiro
di vino rosso
ma se guardo fuori dalla mia tomba
l'aria è un solo una pezza sporca.
Chissà dove hanno sepolto i miei cieli.
Forse in una pietraia senza nome
dove la notte si attacca al seno
i venti malati di troppo mare.
Tutti i diritti riservati © Stefania Stravato
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