come la luce di certe sere
quando
si ricorda che l'inverno è finito
e tornerà
né ruga
né vera ferita
vicino alla bocca, la piega
quasi un morso
un vago accenno
di bacio
e l'ardire di questo tempo mio
è un tuono perfetto che nasce lontano
cadendo nel punto esatto
dove smetto
di forzare
inaccessibili oscurità
e gira a testa in giù
lune invincibili
nel cavo violaceo di uno sterno
risuonando a vuoto
la somma di ossa
che furono giardini ribelli
(si vive solo di sangue e si muore nel bianco di neve)
Stefania Stravato © Tutti i diritti riservati 2016