Wednesday, April 24, 2013

Confusa di istanti e millenni


Confusa di istanti e millenni. 

      Orfana 
      di ogni possibile amore.
 
In ginocchio. Stuprata da mille aurore
      mi terrà tutt'una la neve
 a patire il suo peso sul fiato rovesciato.
 
Ma la commozione di contare notti allineate sui palmi
usurperà la via al coltello nella vena.
 
Salva dalla vita
     ti troverò. Vertigine fossile del vagito.
 
Dietro queste rovine di cielo dimenticate nei prati
     gli occhi nella notte.
 
A calpestare
     la bellezza perfetta di radici che trattengono il dolore.

Stefania Stravato © Tutti i diritti riservati

Sunday, April 21, 2013

La luce lenta


quanta sorte da seppellire
prima di acqiuetarmi il fiato l'ultimo sorso sulla tua bocca

Mi sfiancherai ancora con un presagio di luna?
Preferirei tu mi uccidessi iniettandomi in vena il dolore di un violino.
Poi basterebbe solo la certezza di un respiro che torna da lontano per rimuovere ossa di gigli
di traverso nella gola.
E attraversarti
irredimibile peccato di questa luce lenta che cade in faccia al cielo

sospesa ad un'attesa.

Tirarmi il tuo silenzio addosso
che mi spoglia.

E tra le mani lame d'acqua incendiarmi i fianchi.

Stefania Stravato © Tutti i diritti riservati

Friday, April 19, 2013

L'arte di morire








Non ti racconterò mai la storia di questa brutta stagione
di sabbia attaccata alla carne
          di anemoni neri e inauditi.

          S'imbevono del mio sangue

perché il tempo non passa mai o passa troppo in fretta
e io resto sempre qui a pensare
come si fa ad infilarsi nel petto
una foresta di coralli.
E non so dirti
quali semi puoi piantare nell'acqua

nei miei solchi solo grani di sale 
        ho tenuto

agonie di delfini.

Come non mi hai mai vista peccherò di lussuria
svuotandomi l'anima di ogni più lontana notte.

In un giaciglio di alghe azzurre

che morire
          è un'arte
e non s'impara vivendo.

Stefania Stravato  Tutti i diritti riservati 

Thursday, April 18, 2013

E se taci



A chi somigli 
dimmi
se non a quest'ombra che sta distesa sulla mia schiena nuda
 
e nel sangue
mi sospinge il rosso d'azalee
 
Così 
amarti o prevederti
follia di un precipizio
o certezza di verdenuovo che mi sradichi a forza
dalla notte fonda
vertigine di ghiaccio
e mi sollevi
 
La via più turpe
sceglierai per amarmi
 
esplorandomi i fianchi al buio 
 
devierò le folgori negli occhi
per raggiungerti dove il petto si congiunge al silenzio
 
 
A mani nude taglierò la pietra che ci seppellisce la voce
e verrò a prenderti
 
Verrò prima dell'ultima sera
 
Tu tienimi
 
In un sonno che nessun vento ferisce.
Dove posso parlarti senza voce
e tingerti il dolore di mille baci
 
non ucciderti
non uccidermi con urla mute
 
e se taci
griderò io il respiro che resta
coprendoci le spalle di un cielo freddo e duro
che sfregia tutte le rose sparse nel sangue
 
sia feroce allora
stringerti alla carne
ed inchiodarti
in una ferita lunga di appartenenza.



Stefania Stravato ©  Tutti i diritti riservati



Monday, April 15, 2013

Un segreto macchiato di troppo vento


È questo odore di rose che si abbandonano alla notte
a sfinirmi di peccaminosa malinconia.

Sottopelle
a memoria un addio già vissuto.

Sapienza d'aurore
tra due sonni
o tra due fiumi.

E laggiù
conficcata nell'aria
la certezza di giorni che non saranno.

Ci fossimo alzati 
le labbra umide di baci.

Ci fossimo lanciati, amore
su quel diluvio di luce
nudi.

Non saremmo morti soli
la gola aperta dai silenzi

stringendo inutilmente al petto
un segreto macchiato di troppo vento.

Stefania Stravato ©  Tutti i diritti riservati

Saturday, April 13, 2013

Nient'altro che questo




Dalle caviglie agli occhi vidi il mio corpo bruciare.

Quell' istante di morte che non è mai finito.

Cardi arrossati
        li toccava appena il tramonto.


E tutto quello che restava tra le pietre
era il  mio sguardo lungo
        nella vita.

Così piansi i giardini di limoni
e il mare che mi portavo addosso

       le fughe invocate all'orizzonte.
Ogni possibile peccato che non avevo mai commesso.

Dovesse venirmi voglia di vivere ancora
       regalami
buche scoscese in un silenzio che sa di mare.

Nient'altro che questo.

E un ramo acceso
      per ricordarmi del rossocorallo.

Stefania Stravato  ©  Tutti i diritti riservati

Sollevami


Incendio sulle macerie di luoghi e stagioni, sollevami.
Che germini
di una luminanza nuova
in verticale
percorsa di vene.
Ma aspetta che pianga in segreto
deserti e lagune
e ogni peccato che non ha potuto salvarmi.
Bendata d'aurora (che ho già guardato con occhi lunghi
tutti i passaggi d' orizzonte)
nella tua bocca poi
a sorprendersi di mare la mia, ferita di conchiglie.

Stefania Stravato © Tutti i diritti riservati 

Friday, April 12, 2013

Da qui all'alba



viaggiando acqua di falda
       una rotta controvento

incautamente umida d'argenti
          ho vegliato la nuca di creature dissanguate
          dal deserto

dove iniziò il nervo a svelarsi radice?

         in quell'accadimento di presagio
sono caduta
         di primo mattino
         uccisa appena nata

         calando aquile di neve nei luoghi del petto

        eppure
        a distanza irrimediabile da ogni luce
resto viva
colma della conoscenza delle fioriture
        fuori stagione

        che a voce breve
per inganno ho bocca di salmastro
sommersa nel rossocorallo a memoria
di una cavità assolata

ma addosso
mi torna il profilo di palma
       quando solo ieri ero vertigine nel vento

se rilasci sottopelle
un mormorio
       e si insemina la vena 
       dell'accordo lungo d'onda
che la notte - è madre - non s'allontana

da qui all'alba
mi sorregge alle tempie.

Stefania Stravato ©  Tutti i dirittti riservati

Wednesday, April 10, 2013

Se non qui



non ovunque se non qui

da attaccare al seno
        la ferita sottile
 e al fianco
 la tenera talea

noi moriremo con uno squarcio largo
        e voce sparsa
nella mezz'ora d'aria
presso il color polvere dell'unica via

       sanguinando 
rugiade
lungo una rotta inevitabile

avessi il coraggio necessario per non temere 
l'ardore delle nevi
    quando mi ingoieranno

       o le ossa dei giardini
innalzate come colonne
a sostenermi leggera nell'altezza del vuoto

non so dirti adesso
da quale croce mi lancerò
       per annegarmi
un attimo prima di concedermi
agli ultimi venti

intanto 
in questo altrove
     di muri rossi

     l'indicibile
bisbiglia inquieto
perfino dalla distanza irrimediabile
     della radice estirpata dal grembo

     e diresti
quasi di grazia viva
     il suo nervo che guizza nel trattenere il segreto

     ma è pioggia fine a lato degli occhi

 nei luoghi che non abbiamo e non abbiamo avuto

     li riconosco al tatto
nella memoria della pelle

in espansione verticale
tra tutte le possibili sere soppresse da un'eclissi di luna.

Stefania Stravato ©  Tutti i diritti riservati

Tuesday, April 9, 2013

Il ramo




E adesso che te ne fai dei miei silenzi
delle mie piccole mani 
che spostano inutilmente maree di fanghiglia dalle tempie
e non arrivano a toccare i muri dove solo ieri ho appeso sonagli di conchiglie.

Che te ne fai delle mie vene inutilmente azzurre.
Radici fuori dai solchi. Vagano la notte.

Non resisterò al sole di tempesta.

Deserti.
E in gola l'oriente tintonero.

Dove nascondi le piogge d'orofino dio?
mille volte le ho sentite attraversarmi il nome 

e i pontili dove incontrarsi a primasera
per dimenticarsi un'ora 
dove li hai messi dio
dove li hai sepolti?

allora percuotimi 
percuotilo forte questo dolore
che nel petto lo sai 
ho vecchiezza d'ulivo 

quante volte ho dato fuoco ai giacigli d'amore

ma adesso non provare a fermarmi mentre vado a morire nella terra dei gabbiani

più di così non soffrirò
i coltelli del tramonto nella schiena

inferno mi porto via sulla bocca
la linfa di un ramo che non mi ha trattenuta


e dell'arsura patita 
che resta.

Aranci antichi verso riva.

Stefania Stravato  ©  Tutti i diritti riservati

Saturday, April 6, 2013

La vita passa, accanto



 
troppi tramonti in una sola mano
 
lo sento in grembo
 il rossofuoco che cade, rose d'autunno
 
la vita passa, accanto
d'istinto
 
un giro lungo d'orizzonte
sulla vastità del mondo 
che nulla sa degli incanti miei alla musica dei silenzi
 
io, solo un suono di pioggia
di ramo in ramo
dalle notti passate a quelle a venire
 
così lontana dalle vie inesplose, dalle mappe di ponti
 
fossi qui a baciarmi le tempie, prima di buio
ti chiederei
 
- dammi il verso del volo -
da queste finestre battute di vento
- spingimi forte -
dal dentro al fuori
 
che ho sognato di dormire mille anni
tinta bianca di luna
e svegliarmi in un mattino in faccia al mare. 

Stefania Stravato  ©  Tutti i diritti riservati

Cento primavere e un violino antico


tra le foglie, controtempo 
ombre

le cime cadute, i resti di altari

fuori posto le stagioni
sulla via per l'orizzonte

si infliggono a tradimento nel petto
(dove il respiro non sa più temere
i passaggi di notte fonda)

fossi carne di rosa
morirei, chinandomi appena nel mio stesso pallore
(quanto può durare l'agonia al tramonto?)

ma appartengo alla maledizione della pietraviva
che si evolve a confine di ogni promessa

e nulla è più vero del dolore 
dopo una frana

non si torna dal viaggio 
dentro una vertigine di fuoco sui pendii
(non basteranno le mie monete di neve
per una stagione di minuscoli arcobaleni)



cento primavere e un violino antico
darei in cambio, se li avessi
per un solo giorno di maestrale in pieno viso

altrove, mi tenesse una pupilla a colmarmi di mare. 

Stefania Stravato  ©  Tutti i diritti riservati

Friday, April 5, 2013

Dove

Dove tu non sei
il luogo che brucia pioggia
in un falò scolpito nel gesso.

Accaduta
furiosa
la frana di folgori
di semi azzurri

e il vulcano urla lava e sangue dalla bocca oscena.

Volevo solo un acquerello di conchiglie
da appendermi agli occhi
e macchiarmi il respiro
di vino rosso

ma se guardo fuori dalla mia tomba
l'aria è un solo una pezza sporca.

Chissà dove hanno sepolto i miei cieli.

Forse in una pietraia senza nome
dove la notte si attacca al seno 
i venti malati di troppo mare. 



Tutti i diritti riservati © Stefania Stravato