Tuesday, October 7, 2014

Un vecchio rubino spento

Se è vero che abbiamo un'anima, che ho un'anima, chissà di che sostanza è la mia adesso.
Proprio adesso che oscillo e le mie ossa fanno un rumore sordo sui muri bagnati di luce calda.
Mi sorprendo a non vedere sangue, perché le mie ferite sono tutte aperte, anche quelle che credevo guarite per sempre. Forse è di sale la mia anima, quel sapore aspro di mare che non ho mai perduto e che ritrovo in ogni luogo in cui mi nascondo, quando fuggo.
Quando fuggo e non ho risposte, non ho mani, non ho occhi, solo memoria di un autunno
che si riflette ancora, rosso nelle mie notti.
Ma senza luce, è solo un vecchio rubino spento.

Sunday, October 5, 2014

Tre donne, per caso e per amore


Io non sono una scrittrice, ma ho sempre creduto che le storie da raccontare si trovino da qualche parte, in attesa del tempo e del cuore giusto che le raccolga e le racconti.
Qualche giorno fa mi sono imbattuta in una di esse.
E provo a raccontarla con il mio cuore, sperando sia quello giusto.
Con la mia voce, legata a quella delle sue protagoniste.

E' una storia di donne. Di solitudine e fughe. Di lotte, affetto e dolore.
Quel dolore che le indurisce e malgrado ciò, talvolta permette loro di essere forti e vincere le loro oscure battaglie. 
E di quell'affetto che nasce non per caso, ma dalla comprensione piena delle sofferenze altrui.

Gabry l'ho conosciuta su Twitter con il nick La Malvagia: arrabbiata, spesso aggressiva. 
Sempre in lotta, una lotta che di fatto è una rabbiosa e sofferta protesta contro le ingiustizie, le discriminazioni.
Disincantata. A volte sola, attaccata dal branco, in cui non si riconosce. 
Fiera di questa sua aspra solitudine.
E' una donna del profondo sud, che ha lottato per le proprie scelte di vita, contro una mentalità ancora fortemente radicata che non perdona ad una donna, l'esercizio del libero arbitrio.
E il prezzo della sua lotta è oggi, una vita difficile: sola, con pochi mezzi, un figlio adulto disabile.
Poi poche sere fa, posta una foto su Twitter.
Una neonata.

Io commento con poche parole la mia commozione e lei mi racconta in privato di Sanaa, conosciuta per caso, laggiù dove sbarcano a migliaia, i disperati, sperando.
E' la prima volta che io e Gabry ci scriviamo: due storie diverse, la mia e la sua, si incontrano, ciascuna con il proprio carico di dolore.
E così mi ritrovo ad accogliere la storia di Gabry e di Sanaa, la giovanissima marocchina fuggita da un padre padrone e da una madre (vittima essa stessa di un retaggio culturale) che non può, non sa difenderla.
E' istinto materno forse, ma forse ancor di più, la conoscenza diretta dell'emarginazione, della durezza della vita, che lavora sull'emotività di Gabry: e il suo naturale slancio di solidarietà crea un ponte che con il passare dei mesi si concretizza in affetto autentico e reciproco aiuto, fatto di cura e attenzione. Ciascuna con le proprie possibilità, si fanno carico dei pesi dell'altra, rendendoli più sopportabili.

Di tutte le sue lotte, questa è quella che Gabry La Malvagia di certo ha vinto.

Quando Sanaa dà alla luce la sua bambina, vuole Gabry con sé.
E le dice: "Ora sei nonna".

Tre donne. Che per caso e per amore, hanno già vinto.
Contro i pregiudizi, la diffidenza, la paura del diverso.

A me, la fierezza di averle incontrate. 
Grazie.