Friday, March 28, 2014

Canzone per Alda Merini - Roberto Vecchioni


Noi qui dentro si vive in un lungo letargo,
si vive afferrandosi a qualunque sguardo,
contandosi i pezzi lasciati là fuori,
che sono i suoi lividi, che sono i miei fiori.
Io non scrivo più niente, mi legano i polsi,
ora l'unico tempo è nel tempo che colsi
qui dentro il dolore è un ospite usuale,
ma l'amore che manca è l' amore che fa male.
Ogni uomo della vita mia
era il verso di una poesia
perduto, straziato,
raccolto, abbracciato.
Ogni amore della vita mia
ogni amore della vita mia
è cielo e voragine,
è terra che mangio
per vivere ancora.
Dalla casa dei pazzi, da una nebbia lontana,
com'è dolce il ricordo di Dino Campana;
perché basta anche un niente per essere felici,
basta vivere come le cose che dici,
e di vederti in tutti gli amori che hai
per non perderti, perderti, perderti mai.
Cosa non si fa per vivere,
cosa non si fa per vivere,
guarda! Io sto vivendo.
Cosa mi è costato vivere?
Cosa l' ho pagato vivere?
Figli, colpi di vento...
La mia bocca vuole vivere!
La mia mano vuole vivere!
Ora, in questo momento!
Il mio corpo vuole vivere!
La mia vita vuole vivere!
Amo, ti amo, ti sento!
Ogni uomo della vita mia
era il verso di una poesia
buttata, stracciata,
raccolta, abbracciata.
Questo amore della vita mia,
ogni amore della vita mia,
è cielo e voragine,
è terra che mangio
per vivere ancora.

Thursday, March 27, 2014

Piove


Piove.
Piove da mille anni.
Come questa tristezza che cade, goccia a goccia e ancora non colma l'abisso.
E neppure tutti i gusci di conchiglia, sparsi qui a terra, in questa casa di stanze grandi, dove la luce sbatte sui muri e non riflette nient'altro che ombre sottili e nere.
Sarà così per sempre.
Per tutte le vite, da quelle passate a quelle a venire.
Restare con le braccia nude a tenermi stretto il cuore che si sgrana, 
guardando la notte attaccata ai vetri.
Piove.
In questa primavera già sepolta dai suoi prati fioriti.
Sta sottoterra, a ricomporsi con le ossa dell'inverno, con gli archi dei violini, con i miei occhi di ragazza, con una guerra persa, con un rimpianto imperdonabile. 
Con lo straccio di una bandiera rossa. 
Con il mio sangue che diventò nero sul pavimento di una cantina.
Con le vie fiancheggiate di ginestre, che scendevano a mare sotto la luna.
Io che sono nata d'inverno, sono la colpa di troppa nostalgia.
Piove.
Intorno e dentro e il silenzio è una fitta lunga e continua che segna la mappa delle vene.
Piove.
E sono arrivata fin qui, bambina uccisa troppe volte, piegando i giorni e le trappole degli dei, con il tuo nome nascosto a tremare sottopelle, come un segreto, 
come un peccato mai commesso.
Come un grido zittito dai passi di un'altra appartenenza.
Come la lama lucente di un coltello che oggi scelgo per morire.
Ma non volto le spalle, nemmeno adesso.
La guardo in faccia la morte che arriva, come allora.
Con la pioggia che cade negli occhi e diluisce il nero.
In silenzio.
Che di parole lei non sa che farsene.
E nemmeno io, nemmeno tu.


27 marzo 2014, piove.