come la luce di certe sere
quando
si ricorda che l'inverno è finito
e tornerà
né ruga
né vera ferita
vicino alla bocca, la piega
quasi un morso
un vago accenno
di bacio
e l'ardire di questo tempo mio
è un tuono perfetto che nasce lontano
cadendo nel punto esatto
dove smetto
di forzare
inaccessibili oscurità
e gira a testa in giù
lune invincibili
nel cavo violaceo di uno sterno
risuonando a vuoto
la somma di ossa
che furono giardini ribelli
(si vive solo di sangue e si muore nel bianco di neve)
Stefania Stravato © Tutti i diritti riservati 2016
Sono capitato per puro caso su questa pagina, scorrendo nevroticamente i diversi blog che mi capitavano davanti nel tentativo di passare questa pigra serata domenicale; ne sono rimasto ha piacevolmente colpito, nel limite di ciò che una singola lettura può avermi permesso di cogliervi.
ReplyDelete"Si vive solo di sangue e si muore nel bianco di neve".
E' qualcosa di folgorante, questa improvvisa distensione del verso che mi raggiunge come un frustrata, un'esplosione, una violenta liberazione di tremenda energia.Eppoi il bianco della neve, il silenzio...quanta bellezza.
Ok scusa, mi sono lasciato trascinare.
Ti faccio i miei complimenti più umili e sinceri,
buona serata
Fabio
Scusa tu, se leggo con grande ritardo il tuo commento.
DeleteE grazie. Molte grazie. Per l'apprezzamento, ma soprattutto per aver lasciato traccia del tuo passaggio.
Perché sono rare le interazioni in questo blog, che nelle mie intenzioni iniziali, nasceva essenzialmente dal desiderio di incontrare altre voci.
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ReplyDeleteForte, sempre! Di una forza gentile che, indelebile, si imprime nel cuore. Anche per questo, mai, mai potrei cancellarti dalla mia anima.
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